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lunedì 27 giugno 2016

Teoria e tecnica del "pensiero unico"

Non è difficile, prestando un po' di attenzione, vedere in atto una delle più consolidate tecniche di costruzione del pensiero unico, il fondamentale supporto psichico all'ideologia della "globalizzazione". 
In questo periodo la cavalcata impetuosa di questa onnicomprensiva visione del mondo ha conosciuto una delle più drammatiche battute d'arresto: l'uscita (per il momento solo teorica) del Regno Unito dall'Unione europea. In seguito al referendum del 24 giugno, il modello di riduzione delle differenti società a unico e indistinto aggregato di consumatori-servi rischia di entrare in crisi proprio in uno dei più importanti centri propulsori della globalizzazione.
Occorre neutralizzare questo pericolo! La strategia più efficace consiste nel deviare l'attenzione su un argomento parallelo e funzionale al pensiero unico, e fare di questo argomento un nuovo e più rilevante nucleo di significato, affinché la folla dei sostenitori di questo pensiero torni ad essere confortata dalla presunta infallibilità del dogma in cui essa si rispecchia. 
Per ottenere, dunque, il risultato di disinnescare la portata distruttiva della decisione dei cittadini britannici si sono attivati tutti i media più importanti, per convergere su un insieme di elementi capaci di rendere un nuovo quadro della situazione. Un esempio è una delle più diffuse mappe del voto nel Regno Unito.

Fonte: huffingtonpost.co.uk
Nella mappa è possibile vedere le aree in cui ha prevalso il voto di chi ha scelto di lasciare (in giallo) e chi ha scelto di restare (in blu). Questo tipo di rappresentazione lascia immaginare un totale orientamento per una delle due opzioni e non dà conto della varietà delle scelte all'interno. In questo modo ci raffiguriamo una Scozia favorevole alla permanenza nell'Unione europea, ma ignoriamo i voti scozzesi contrari. Tuttavia, tra il cittadino della Scozia e quello della Cornovaglia non vi è alcuna differenza, dal momento che entrambi sono stati chiamati al voto referendario come cittadini del Regno Unito; la differenza regionalistica non ha alcuna autentica rilevanza. Con l'elaborazione di questa mappa e la sua presentazione si è spostato il significato del referendum su un altro aspetto: la disomogeneità tra le aree che compongono l'intero paese. Si è parlato, infatti, di Regno Disunito, dimenticando volutamente che gli stessi cittadini scozzesi avevano già deciso, con un precedente referendum, di voler essere parte integrante del Regno Unito.

Fonte: www.bbc.com
Un altro importante distrattore riguarda la composizione anagrafica dell'elettorato e la differenza generazionale. Qui la propaganda si è fatta più insistente e ha spinto l'interpretazione verso un'ipotetica lotta tra generazioni, per cui le persone più anziane avrebbero votato pensando "a breve termine", motivati solo dall'esigenza di conservare la situazione privilegiata in cui si troverebbero. Per la stampa italiana può essere di esempio questo articolo, in cui si riassume questo tipo di interpretazione: 
Più interessante ancora la raccolta di firme per ottenere un nuovo referendum che vada a invalidare il precedente. A questa eventualità è stato dato uno spazio di primo piano da parte di molti mezzi di informazione, quasi a scalzare il referendum appena concluso. In questo modo si genera una nuova aspettativa che oscura l'evento passato. La velocità con cui i media producono e lanciano le informazioni e così elevata che la condizione psicologica di chi ne è il fruitore è costantemente quella dell'attesa della novità, cui conformare rapidamente le proprie opinioni. Dunque, come viene spesso ripetuto dai protagonisti della televisione (dai giornalisti ai politici), occorre pensare al futuro e non fermarsi sempre a valutare il passato, costringendo, così, il destinatario di questa pratica ossessiva della proiezione spasmodica nel futuro ad abbandonare ogni riflessione sugli  avvenimenti per rivolgersi rapidamente a ciò che viene indicato come nuovo.


Come si vede, il motivo per cui la maggioranza dei Britannici ha deciso di uscire dall'Unione europea non è neppure sfiorato, ma si sposta l'attenzione sulle aree geografiche che hanno detto no all'uscita, sulle grandi città che avrebbero preferito restare nell'Unione, sulle giovani generazioni contrarie all'uscita. Il flusso principale delle notizie diramate dai media è orientato alla costruzione di una visione alternativa che rimpiazzi rapidamente il fatto accaduto. Così si genera una condizione psichica di soddisfazione e di conforto, allo scopo di riorientare l'aggregato di consumatori-servi dopo l'esperienza di uno spaventoso sovvertimento.

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